Supercinema
sabato 3 ottobre | h 21.00
BAU#2
dalla serie BAU - Coreografia del pensare
concetto, coreografia, danza, testo | Barbara Berti
drammaturgia Carlotta Scioldo
Spettacolo vincitore ex aequo Premio Scenario 2017 | Motivazione della Giuria
Colpisce la capacità di creare un linguaggio scenico nel quale la fisicità e il lavoro sul corpo creano la parola definendo un’identità artistica innovativa e originale. Il rigore del processo di ricerca, che si nutre anche di pratiche meditative e rituali, definisce una coreografia ipnotica e coinvolgente, un vero e proprio risveglio del corpo, creato da pattern e composizione in tempo reale. Barbara Berti esplora con consapevolezza lo spazio scenico e l’interazione con il pubblico.
BAU#2 è l’ultima tappa di una ricerca che Barbara Berti conduce da tempo, facendo dialogare spazi profondi e istintivi dell’uomo con la percezione più cosciente della realtà. Tale ricerca, iniziata nel 2013, ha ispirato un metodo di lavoro applicato alla danza e alle arti performative, centrato sull’esplorazione delle connessioni invisibili tra corpo e mente, attivate in tempo reale dal performer e dagli spettatori in una interazione dialogica tra i rispettivi spazi interiori. In particolare, BAU#2 sembra essere il terreno di verifica di uno stato mentale che permetta al corpo di muoversi in una specifica frequenza, al confine fra razionalità e inconscio, trovando il ritmo e la condizione che consenta al performer di attivare e incorporare un possibile equilibrio tra pensiero e percezione. Tale creazione prende forma, si alimenta e modifica nell’incontro con il pubblico, non solo quindi spettatore, ma interlocutore decisivo. Gli elementi parola, voce, corpo e luci creano una coreografia tra il visibile e l’invisibile, il materiale e l’immateriale. BAU#2 è un movimento rituale.
Barbara Berti è danzatrice e coreografa. Nasce a Bologna e lavora tra l’Italia e Berlino. Dopo una formazione come graphic designer, si è avvicinata alla arti performative collaborando con performer e danzatori come Judith Seng, Tino Sehgal, Gabi Schilling e Isabelle Schad. Contestualmente ha sviluppato una propria dimensione autoriale nella danza contemporanea, elaborata in un personale linguaggio coreografico grazie al contributo di discipline ibride quali instant composition, body-mind centering, meditazione e contact improvisation. Nel 2014 vince il premio giuria del festival 100° Berlin con I am a shape, in a shape, doing a shape, selezionato nella versione italiana alla Vetrina-GDA 2016. Nel 2017 vince ex aequo il Premio Scenario. Nel 2016-2018 il suo lavoro è stato sostenuto in Italia da TIR Danza. Dal 2019 ha il sostegno di AiEP.
"klpteatro.it", 15 luglio 2017
Mario Bianchi
[…] Bau#2 possiede il significativo sottotitolo di “coreografia del pensare”, e ha rappresentato senza dubbio l’azzardo teatrale più ardito tra le 15 proposte viste quest’anno. Una creazione originale, giustamente premiata, per una performance coreografica pensata in continua relazione con il pubblico, nella quale in modo ironico e in tempo reale la performer attiva il suo subconscio collegando corpo e mente in un continuum di gesti e parole, stimolando nel contempo tutti i sensi dello spettatore, che anche al buio avverte la presenza del suo corpo in scena. […]
"teatrionline.com", 28 settembre 2017
Paolo Verlengia
[…] Qui si ha la dimostrazione più plastica di come un lavoro fondamentalmente astratto possa realmente avvolgere il pubblico e carpirne tutti i canali percettivi. La scena nella sua neutralità irradia da subito una luminosità magnetica e profonda, lontana dalle palpitazioni del ritmo. [...] Lo spettatore è posto davanti ad un linguaggio completamente nuovo; si ha come l’impressione di vivere un’esperienza straniante e personalissima più che di assistere ad uno spettacolo. La performance di Barbara Berti crea con grazia non solo esteriore e non solo estetica un vortice percettivo che non richiama la semplice attenzione del pubblico ma la sua naturale proiezione verso il benessere, e solo tramite questa ne trascina dietro la partecipazione integrale. [...] Raffinatissimo, superlativo!